Primo post un po' fuori tema (ma forse non del tutto) perché il Natale è di tutti. Con la fastidiosa conseguenza che tutti ci si infilano, ovviamente a proprio vantaggio.
Questa è la volta di Giovanni Allevi, che decide di deliziarci con un nuovo capolavoro, Christmas for you. L'idea è quella di riproporre i classici natalizi in stile alleviano (qualsiasi cosa voglia dire), idea non proprio originale ma tant'è. E la presentazione ha proprio tutto dello stile del nostro: l'aneddoto di vita vissuta su cui si innesta il lampo di genio creativo, il riferimento a pezzi grossi come Brahms e Charpentier per impressionarci e per non abbandonare la discussa etichetta di classica, la sparata sulla contaminazione geniale, qui addirittura doppia, sul rock progressive e sull'hip hop. Ora, se sull' hip hop non mi pronuncio, mi piacerebbe veder partire querele per diffamazione da parte degli Yes o di Peter Hammill. Ma non è questo il punto.
Premesso che chi scrive non vuole ergersi a difensore della musica colta, non avendone i titoli, e che ognuno è libero di produrre e apprezzare la musica che preferisce, c'è qualcosa nell'operazione - Allevi di estremamente fastidioso. Non si tratta tanto della vecchia diatriba "è classica o pop", ormai datata. E' evidente infatti che esiste un mercato di ascoltatori che vogliono darsi un tono raccontando di ascoltare classica, ma che non hanno la pazienza, o le capacità, di mettersi a conoscere realmente questo mondo per capire, e che quindi ricorrono al surrogato. A pensarci bene è lo stesso fenomeno che avviene con il rock per fighetti, ma anche con un certo giornalismo finto-impegnato. E il meccanismo per cui si va a un concerto di Allevi in un teatro è lo stesso per cui quarantenni panzoni vanno a giocare a calcetto mettendo la maglia di Messi o Cristiano Ronaldo, magari imitandone l'esultanza in caso di gol.
Chi frequenta la scuola ha ben presente il meccanismo, inesorabile, della semplificazione. Della prassi secondo cui bisogna sempre cercare di "vendere" le discipline, secondo luoghi comuni come "leggere deve essere un piacere" o "la matematica può essere divertente". Leggere è sì un piacere, ma è un piacere che si conquista con l'esercizio, con la fatica e magari anche con la frustrazione di fronte alla difficoltà o alla noia. Se Beethoven può apparire ostico ad un ragazzo, la colpa non è di Beethoven che non ha ritmo, e se Balzac sembra più noioso di Harry Potter, cari ragazzi, sappiate che è tramite un percorso faticoso che si può sperare di arrivare in alto. La scuola ha tanti limiti in questo, ma una cultura diffusa che suggerisce la facilità, come quella di chi sostiene di comporre musica rivoluzionaria partendo dalla melodia di un peluche, non aiuta di certo.
In conclusione, osservando bene la tracklist dell'album, manca qualcosa: la canzone del Grinch. Possa questo simpatico animaletto rubare il Natale, o quantomeno fare sparire dal nostro sguardo, e dalle nostre orecchie, questo scempio. E' questo il mio augurio per Natale e per l'anno che verrà.